Il Prosecco nel calice dona una serie infinita di ricordi. Nei profumi fruttati e floreali sento l’armonia dei colori dei fiori di primavera lungo le rive. Nel pizzico gentile delle bollicine ritrovo la frizzante energia dei vignaioli di questo territorio. La leggera acidità che impatta il mio palato mi ricorda questa terra che è stata luogo di grandi guerre. Tutta la freschezza che avvolge la bocca donando piacere, mi riporta alla brezza che arriva dalle Dolomiti, rinfrescando le vigne.
Le Colline
Se non siete mai stati nella zona del Prosecco, dovete venirci. In qualsiasi stagione le colline regalano qualcosa di magnifico, il panorama che si può vedere è unico. Che si guardino dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso mettono, sempre una specie di soggezione. Le rive sono ripide assai, i filari non sono regolari, in mezzo si confondono piante di fico, ciliegio e noci. In primavera spuntano viole mammole, primule e crochi. Tutto è irregolare e per questo motivo le colline vengono spesso descritte come “ricamate” dai filari.
Vigneti di Prosecco
Ed è un ricamo unico quello che si può vedere dall’alto. In inverno si vedono ben definiti ceppi vecchi e giovani sullo stesso filare quasi a sostenersi. In primavera quando iniziano a infoltirsi le piante si cominciano a vedere anche le varie qualità: bianchetta, verdisio, perera le più diffuse. In estate tutto è verde ed è bello, è carico d’uva, l’erba cresce di continuo e richiede un lungo lavoro di falciatura. Ma se volete gustarvi gli occhi ed innamoravi totalmente vi consiglio di venire in autunno: i colori caldi delle vigne, il profumo di mosto, i tramonti mozzafiato e anche la foschia del mattino. Tutto è unico.
I vignaioli
Una cosa da fare è visitare le colline insieme con un vignaiolo, portatevi delle scarpe comode e siate pronti alla fatica. Fatevi accompagnare in vigna, ascoltateli attentamente i vignaioli mentre vi raccontano la storia di ogni impianto. Ascoltate la loro voce chi si fa ferma, seria e profonda, anche se stanno saltellando come le capre e voi avrete il fiatone. Un vignaiolo parla della sua vigna come di un figlio, con obiettività, con cura, con educazione e con grande amore. E per coltivare la vigna qui bisogna solo amarla, non c’è altro.
Vigne eroiche
Tutto il percorso che voi farete ascoltando il vignaiolo, lui di solito lo fa portando in spalla decespugliatore, zaini, cesti, cassette. Lo fa d’inverno, in primavera e d’estate. Lo fa scrivendo sui social, lo fa sudando, scrutando il cielo e sperando nel sole e nella pioggia, temendo la grandine o qualsiasi evento dannoso. Sono una romantica e sono innamorata dei vignaioli, sono innamorata di ciò che mi raccontano. Un produttore di Prosecco DOCG non vi parlerà mai per prima cosa dei numeri, ma vi parlerà prima di tutto della sua vigna. Vi parlerà per esempio di cosa fa in cantina, di come è venuto il vino quest’anno. Il vignaiolo vi parlerà della sua famiglia, del nonno che gli ha lasciato il vigneto. Vi racconterà la fatica di parlare del Prosecco DOCG in Italia e delle soddisfazioni all’estero.

Un territorio eroico
Non riesco a bere un calice di Prosecco DOCG senza pensare che a me arriva un prodotto eroico. Sono sincera, io mi commuovo, mi emoziono e non riesco a dire che non mi piace. Perché penso alla fatica, alle rive, alle persone. Penso a quella terra ricca di storia di milioni di anni. Una terra dove troviamo ancora fossili di ere antiche, inoltre reperti della Grande Guerra. È una terra che ha subito invasioni di ogni sorta, che ha visto scontri accesi e morte di giovani. È stata presa in possesso dagli austriaci e che hanno cercato di farla loro questa terra. Un territorio dove le donne hanno dovuto difendere quello che era proprio, anche una piccola misura di farina per sfamare i figli.
La Sinistra Piave
La Sinistra Piave ha questa peculiarità della difesa di sé stessa. Noi nati in questo lato del fiume siamo un pò aspri, un pò “striaci”. Difendere sé stessi e ciò che abbiamo di caro, è rimasto intrinseco nella nostra natura. È ciò che ci è stato insegnato e tramandato. Le colline del Prosecco sono un territorio eroico da sempre. L’eroismo lo troviamo nel nostro calice, in un vino che spesso non è compreso. Un vino che a volte risulta acerbo, ma è solamente eroico. Un vino, il Prosecco DOCG, che sta combattendo una lotta per dire chi è davvero. Un vino che non possiamo ritenere commerciale, ma eroico si.
Un prosecco pai tosatti
Se sei nato e cresciuto in Veneto e più facilmente nel trevigiano, il Prosecco non è una moda. Il Prosecco è uno status. Io ho ricordi di bambina quando gli amici di mio padre si incontravano d’estate in cortile. Magari di ritorno da una scampagnata. Se d’inverno l’ombra era di rosso, d’estate c’era sempre ” un prosecco pai tosatti” in frigo. È sempre stato un vino confortevole, fresco, facile da bere. Le bollicine si accompagnano facilmente con una fetta di salame e di formaggio.
Prosecco DOCG
Di solito alla fine era Prosecco di casa, preso dall’amico di Valdobbiadene, San Pietro o “dae coine”. Una volta si prendeva in damigiane e si imbottigliava il Venerdì Santo e poi si poteva bere buono dopo il primo di maggio. Il Prosecco si andava a comprarlo in collina, perché lì facevano il vero Prosecco. Bere un Prosecco qui da noi non è mai passato di moda, perché non è mai stato una moda. Un Prosecco è il Prosecco da sempre. Si beve a qualsiasi ora, perché il Prosecco concilia, le chiacchiere, ma soprattutto le pause. Oggi per me è ancora così. Aprire un Prosecco per me sola o da condividere, è come bere il caffè seduti. Ci si ferma, si guarda il calice, il perlage sottile e sbarazzino e ci si riempie il naso di primavera.
Il Prosecco DOCG oggi
Oggi il Prosecco DOCG ha bisogno di distinguersi, di raccontare chi è. Ha bisogno perché nonostante tutto, non sappiamo ancora abbastanza. Non sappiamo quale è la differenza fra un Cartizze, un DOCG e un Rive. Non sappiamo ancora la differenza fra metodo classico e metodo charmat. Eppure spesso si sente bistrattare un prodotto che invece dovrebbe essere sostenuto oltre che bevuto e compreso. Dobbiamo iniziare ad emozionarci noi, che le colline le vediamo il mattino quando apriamo il balcone. Noi che facciamo chilometri e chilometri per trovare posti meravigliosi e non siamo mai stati sulla panoramica del Cartizze.
Dobbiamo sostenere una forma di agricoltura che vede ancora l’uomo principale attore insieme alla terra, una forma di agricoltura che richiede sudore. A chi ancora ha molte riserve su queso vino, consiglio di fermarsi con un calice in mano e pensare. Chiudete gli occhi, immaginatevi le colline, un vignaiolo che in silenzio le percorre. Immaginate la vendemmia, la lunga attesa della fermentazione. Immaginate che tutto ciò che vi ho raccontato è dentro al calice.
G come garanzia

Io che sono una che ha sempre apprezzato anche le bollicine di oltralpe e di altre zone d’Italia, sento il dovere di promuovere il Prosecco DOCG. Sento il dovere di proteggere e tutelare un prodotto così speciale e unico e conosciuto in tutto il mondo. Mi irrigidisco quando sento qualcuno denigrare il nostro vino. Mi infastidisco quando qualcuno parla a vanvera e confonde un Prosecco DOCG con un Prosecco DOC. Perché credo che un pò di cuore, un pò di amore per i nostri prodotti dovremmo averlo. Credo abbiamo il dovere di informarci, conoscere, vedere con i nostri occhi e ascoltare con le nostre orecchie. Abbiamo il dovere di riconoscere questa G come Garanzia del vino e per riconoscerla dobbiamo conoscere. E infine come mi diceva il mio maestro di degustazione: “ricordati che dietro una bottiglia di vino c’è sempre la terra e la vita di un vignaiolo”.
Una delle belle occasioni per conoscere il territorio è la manifestazione della Primavera del Prosecco che si apre a marzo e si chiude a giugno, toccando tutto il territorio e offrendo svariate proposte per conoscere le colline e il Prosecco.
Buon Prosecco DOCG a tutti!
Monica
Un articolo di approfondimento sul territorio lo trovate qui.